L'essenza del Passatore sta tutta nel pianto a dirotto di Gigi che, quando stavano per scoccare le 8 del mattino, dopo quasi 18 ore di gara, taglia il traguardo di Piazza del Popolo. Nel suo volto stremato si legge la felicità pura, quasi fanciullesca, di chi ha sudato, lottato e raggiunto ciò che riteneva irraggiungibile. Ecco, considerare il Passatore una gara, non rende il carattere eroico della situazione. Eroico, sì, perchè eroi sono tutti coloro che, a dispetto di tutto e di tutti, provano a superare limiti altissimi mettendosi in discussione, sacrificando tanto per ottenere una vittoria tutta personale.
Così è stato anche per me. L'idea di partecipare a una gara così estrema si è concretizzata nella mia testa nella primavera dello scorso anno, quando avevo appena finito di correre la seconda maratona nell'arco di un mese. Mi sono detto che sarebbe stata ora di alzare ulteriormente l'asticella e puntare al bersaglio grosso. E subito il pensiero è andato alla 100 km. del Passatore. Leggendo in rete le testimonianze di chi l'aveva corsa, i resoconti e le avventure di chi si era approcciato a quella che da tutti è considerata la regina delle ultramaratone, avevo fatto mia la valenza leggendaria di questa gara.
LA PREPARAZIONE
Quando alla fine dell'anno decisi di provare a dare concretezza a questa fascinazione che subivo ho pensato prima di tutto che ad un'impresa del genere bisogna avvicinarsi con rispetto. E per rispetto significa che andava preparata bene. Per questo ho predisposto un programma di avvicinamento della durata di 5 mesi che è partito con l'inizio del nuovo anno. Si trattava di una tabella di allenamento divisa in due parti. Le prime 12 settimane erano sostanzialmente la tabella per la preparazione della maratona già utilizzata in passato, con 4 uscite settimanali di cui una di qualità (ripetute o interval training) e un lunghissimo nel fine settimana.
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LA VIGILIA
Nelle settimane immediatamente precedenti la gara i dubbi sulla condizione fisica sono affiancati da dubbi sempre maggiori su come affrontare la gara da un punto di vista logistico, di cose da portare, di strategia da tenere lungo tutto il percorso. In tutto questo è stato fondamentale avere un gruppo di persone (del mio gruppo sportivo, LBM Sport) che avevano già vissuto l'esperienza del Passatore negli anni precedenti, disponibilissime a dare preziosi consigli e a sciogliere tutti i dubbi, anche stupidi, che mi passavano per la testa. E' restato però fino in fondo il grande dubbio su come il mio fisico avrebbe reagito ad un percorso così duro come quello del Passatore. In passato le mie ginocchia hanno sofferto molto soprattutto le discese, tanto è vero che negli ultimi anni, gli allenamenti li ho sempre svolti in piano. Quest'anno ho provato a fare qualche uscita su percorsi un po' più ondulati, ma non si è mai trattato di salire e scendere da un colle appenninico. L'unica cosa che mi confortava è che, durante questa lunga preparazione, ho perso diversi kg, quindi tendini e articolazioni avrebbero dovuto comunque sostenere un peso molto minore rispetto a qualche anno fa.
LA GARA
Arrivo a Firenze intorno alle 11 e, appena uscito dalla stazione, vengo accolto da un venticello caldo che conferma le previsioni di caldo estivo per tutta la giornata. Dieci minuti per ritirare il pettorale e poi subito un pranzo veloce portato da casa, in modo da avere il tempo di digerirlo prima del via. Le ore di attesa prima della partenza sono piacevoli in compagnia dei compagni di squadra tra una battuta, un consiglio e un sonnellino (sì, c'è chi è riuscito ad appisolarsi :). Verso le 14.30 ci dirigiamo in direzione Piazza del Duomo dove quest'anno, per la prima volta, parte la gara. Il Passatore in testa alla corsa ci aspetta appena svoltati da via dei Calzaiuoli e nella ressa riusciamo a posizionarci in griglia.
Firenze Km. 0 - 3:03pm | Alle 15 in punto parte la gara: ci sono 31 gradi, un livello di umidità elevato, insomma un inferno. Passiamo sotto l'arco della partenza dopo circa tre minuti dal gun time. Le prima centinaia di metri l'affollamento è tale che non si riesce proprio a correre. Io mi ritrovo in compagnia di Fabrizio, lui ha già corso diverse volte il Passatore, quindi decido di affidarmi a lui per quanto riguarda ritmi e passo da tenere. Chiaramente all'inizio il passo è molto controllato, anche perchè nel caldo asfissiante del primo pomeriggio, la strada comincia subito a salire.
Fiesole Km. 6,5 - 3:50pm | La salita verso Fiesole (dove si è svolto tra l'altro anni fa il mondiale di ciclismo) è decisamente impegnativa: la corriamo tutta, sia pur ad un ritmo blando. Ad eccezione del primo, tutti i ristori sono nostri, essenziale infatti essere sempre ben idratati. Tra l'altro diversi abitanti di queste splendide colline mettono a disposizione acqua fresca (tubo o bacinelle) per i partecipanti che sembrano apprezzare questi ristori improvvisati.
Vetta Le Croci Km. 16,6 - 4:45pm | Dopo Fiesole la pendenza si attenua ma la strada continua comunque a salire. Soprattutto è completamente priva di alberi e di ombra, quindi il sole estivo ci accompagna sulla testa per tutto il tempo. Qui cominciamo ad affrontare i tratti più ripidi camminando per circa 1 minuto ogni tot di corsa. Arriviamo al primo rilevamento cronometrico ufficiale alle cinque meno un quarto col tempo di 1 ora e 45 minuti. Il passo tenuto è di 6'19"/Km.
Borgo San Lorenzo Km. 31,6 - 6:10pm | La discesa dalle Croci verso Borgo San Lorenzo è un tratto molto piacevole da correre (e infatti lo abbiamo corso tutto, fermandoci solo ai ristori. Molto ombreggiato, ventilato con la temperatura che diventa accettabile anche perchè pian piano il sole comincia ad essere meno forte. Arriviamo all'intertempo di Borgo col tempo di 3 ore 11 minuti, esattamente quello che avevo indicato nella mia strategia di gara. Qui decidiamo di approfittare della sacca che abbiamo mandato alla partenza e di prendere una maglietta da indossare eventualmente lungo la salita.
Colla di Casaglia Km. 48 - 8:25pm | Subito fuori Borgo c'è una salita ripida che fa temere il peggio. In realtà la strada prosegue con un falsopiano in salita non particolarmente complicato da affrontare, Mano a mano che si prosegue, però, la pendenza aumenta e con essa anche i tratti in cui decidiamo di recuperare camminando. Fino a Ronta andiamo su con piacere gustandoci il paesaggio splendido della vallata che stiamo risalendo, poi la salita diventa molto impegnativa e il ritmo che teniamo è all'incirca 1 minuto di corsa e 1 di cammino. Incontriamo il cartello che ci avvisa di aver appena concluso una maratona e il pensiero che bisogna percorrerne un'altra e mezzo va scacciato via il prima possibile. Siamo agli ultimi tre chilometri di ascesa appena dopo il graziosissimo paese di Razzuolo: sono davvero tosti, con tornanti molto impegnativi nei quali correre è impossibile oltre che controproducente. Molti di coloro che seguono la gara in bicicletta sono in difficoltà e decidono di scendere dalla sella e proseguire a piedi. Il sole è ormai tramontato quando raggiungiamo la vetta a quasi 1000 metri di altezza. La temperatura è fresca ma non ho sentito il bisogno di mettermi la maglietta che ho tenuto in mano per tutto il tempo. Le gambe sono dure e un po' imballate, avverto un leggero fastidio al polpaccio destro ma nulla di insopportabile. Il fisico ha reagito bene a tutta questa salita e per questo il morale è decisamente alto. Ritiro la sacca, mi cambio completamente mettendo una maglietta traspirante a maniche corte sotto la canottiera, prendo la lampada frontale e via verso il ristoro.
Marradi Km. 64,7 - 10:45pm | E' il momento di affrontare la parte che temo di più. La discesa mi ha sempre dato problemi a livello articolare (bandelletta ileo-tibiale, ginocchio) e qui di chilometri di discesa ce ne sono tantissimi. In più il rischio di imballare i quadricipiti è molto alto. Provo quindi a scendere sciolto e leggero sin dai primi chilometri, nei quali siamo più impegnati ad evitare e a farci evitare da macchine, moto e bici degli accompagnatori che a concentrarci sul nostro passo. Dopo una prima fase molto ripida, il percorso continua in maniera pressochè speculare rispetto all'altro versante. La discesa si addolcisce e il panorama è davvero mozzafiato con la luna che rischiara prati verdi e distese di grano. Arriviamo a Marradi (che, nonostante sia sul versante romagnolo è ancora provincia di Firenze) dopo 7 ore e 46 minuti. Incredibilmente sono in linea perfetta col tempo previsto alla vigilia. Qui ci rifocilliamo con un piatto di pasta in bianco, panini con la mortadella, banane e brodo caldo.
San Cassiano Km. 76 - 12:15am | Chi ha corso il Passatore dice che la gara vera comincia a Marradi. Ed è vero, perchè dopo la salita e la discesa ci sono 35 lunghissimi chilometri di un falsopiano fatto da lunghe strade dritte che sembrano ancor più lunghe col buio, illuminato solo dai led dei vari atleti e dalle luci delle biciclette degli accompagnatori, a volte troppo invadenti a dire il vero. Qui avverto leggere fitte allo stomaco. Dopo qualche chilometro, vedo che non passano, decido di fermarmi per liberare l'intestino. Ci riesco e riparto come se fossi nuovo. Chiaramente il ritmo che teniamo comincia a risentire della stanchezza e cominciamo ad inserire tratti di cammino nella corsa. Arriviamo all'intertempo di San Cassiano col tempo di 9 ore e 14 minuti.
Brisighella Km. 88 - 2:00am | E' la parte più dura, il traguardo è ancora lontanissimo e la fatica ormai è veramente tanta. Il fisico regge ancora bene anche se le gambe ormai sono due tronchi di legno e ripartire a corricchiare dopo i ristori o dopo i tratti di cammino si fa sempre più difficile. Superiamo e veniamo superati decine di volte sempre dagli stessi corridori che, evidentemente, stanno procedendo al nostro stesso ritmo. Raggiungiamo la salita che porta a Brisighella dove il tempo di gara è di 10 ore e 58 minuti. Qui ho completamente toppato la mia previsione, evidentemente sottostimando la fatica che presenta il conto dopo tutti questi chilometri.
Faenza Km. 100 - 3:30am | Gli ultimi 12 chilometri sono uno stillicidio. Ormai siamo sulle ginocchia, continuiamo ad alternare corsa a camminata con un ritmo sempre più blando. Poi, finalmente, raggiungiamo Errano, l'ultimo ristoro fissato a poco più di 5 chilometri dal traguardo. Da qui in poi la corriamo tutta. Passiamo il cartello "Faenza" con 4 chilometri ancora da percorrere, ma le luci della città già si vedono all'orizzonte. Passiamo la rotonda che ci fa imboccare la strada chiusa al traffico che porta dritto all'arrivo. Col Garmin, che segna 2 chilometri e mezzo in più, scandisco il countdown dei metri che ci separano dal traguardo. Ormai siamo all'ultimo chilometro, entriamo in città e finalmente laggiù in fondo si vede l'arco dell'arrivo. L'ultimo tratto troviamo anche la forza di spingere superando un paio di concorrenti. Arrivo stremato col tempo di 12 ore 29 minuti e 47 secondi, riuscendo a restare sotto il muro delle 12 ore e 30. Ma quello che conta è essere arrivati, ricevere la medaglia d'oro dei finisher ed essere finalmente, a tutti gli effetti, un PASSATORE!!
Dopo un breve ristoro subito dopo il traguardo è il momento di ritirare la sacca per poter andare a fare la doccia. Qui, aspettando sotto il tendone, mi sento mancare. Per questo decido di uscire all'esterno, all'aria fresca e sedermi. Riesco a ritirare il tutto (sempre grazie a Fabrizio) e a salire sulla navetta verso la palestra dove hanno attrezzato docce e brandine per riposare solo dopo le 4. Finalmente una doccia calda, e qualche ora di riposo per le gambe che si sono comunque comportate benissimo, oltre ogni mia più rosea previsione!
IL POST
Sono ormai trascorsi tre giorni dalla gara e sono ancora meravigliato di come il mio fisico, le mie gambe abbiano risposto così bene ad una sollecitazione così alta alla quale non le avevo neanche mai lontanamente sottoposte. Evidentemente l'allenamento alla resistenza, il peso controllato e la condotta di gara mi sono state alleate. La domenica le gambe erano chiaramente appesantite, ma "l'effetto zombie" lo avevo solo quando dovevo scendere o salire scalini. Anche l'affaticamento generale era molto ridotto rispetto a quanto mi attendevo. Chiaramente domenica ho dormito profondamente dalle dieci di sera alle sette di mattina. Lunedì gambe durissime, nonostante l'OKI preso prima di andare a letto. Decido comunque di uscire per una camminata veloce (non sarei assolutamente in grado neanche di corricchiare) di 10 chilometri come mi è stato suggerito dai miei compagni per sballare le gambe. Martedì va molto meglio, ancora a riposo ma faccio comunque un paio d'ore di uscita in bicicletta nella quale percorro circa 25 chilometri. Sensazioni molto buone: ginocchia non fanno male, mentre i quadricipiti restano induriti ma meno rispetto al giorno precedente. Mercoledì mattina decido infine di uscire per una corsetta rigenerante di 8 chilometri che affronto discretamente riuscendo a tenere un ritmo di 5'09"/Km. Chiaramente i quadricipiti ancora sono duri, ma il miglioramento è evidente: i DOMS stanno scomparendo.
Questo è stato il mio Passatore, non una semplice gara di corsa, ma un'esperienza di vita che, nonostante tutti i sacrifici fatti negli ultimi 5 mesi (ore di sonno perse, sacrifici chiesti a chi mi ama, rinunce) lascia dentro molto più di quello che toglie. Dalla partenza di Firenze mi sono sentito pervaso da un profondo senso di gratitudine verso la Provvidenza, che mi ha concesso di fare tutto questo, di godere della bellezza del Creato, di spingere il mio corpo e il mio animo oltre limiti che mai avrei pensato di oltrepassare. Sono grato anche di aver conosciuto persone che mi hanno accompagnato in questa esperienza con la loro passione, il loro amore verso la corsa, aiutandomi ad innamorarmi ancora di più di questo straordinario sport.
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