Una gara non prevista, non preparata come meritava e in una data dove gli anni scorsi ero in piena vacanza. Da tutto questo è scaturita una delle esperienze più belle nella mia breve carriera di runner. E parlo di esperienza perchè il viaggio tra le montagne abruzzesi, nei paesini tipici, lungo le salite interminabili verso Campo Imperatore, e gli interminabili rettilinei del Tibet d'Italia non sono semplicemente una "corsa".
Si parte da Roma poco dopo le 5 per arrivare a Santo Stefano di Sessanio, luogo di partenza e arrivo della Ultramaratona del Gran Sasso, in tempo per ritirare pettorale, pacco gara (ottimo, con pasta, vino e riso del luogo) e cambiarci con calma prima del via previsto saggiamente per le 8.30, un'ora prima rispetto allo scorso anno. Santo Stefano è un paesino di poco più di 100 abitanti, una vera e propria perla incastonata nel Parco del Gran Sasso, che meriterebbe senza dubbio un weekend di relax e buone mangiate.
Dopo le preparazioni di rito, ci portiamo verso la piazzina (proprio -ina) del paese da dove è prevista la partenza. I primi due giri del paese si fanno praticamente a passo di marcia, del resto siamo in più di 500 lungo le stradine strette e in salita del borgo. Poi si prende la strada grande e comincia la gara vera e propria.
Il tempo è caldo ma nuvolette varie e un bel venticello fresco e asciutto ci proteggerà dall'inizio alla fine del percorso. Il primo tratto è una piacevole discesa per raggiungere Calascio, il ritmo è prudente in previsione delle salite che ci aspettano, e il fiato si spezza in maniera perfetta. Da Calascio si scende ancora fino ai circa 1000 metri: qui siamo ai piedi della salita in direzione di Castel del Monte. Qui la strada sale in maniera decisa fino al paese e oltre: la vegetazione, già rada, scompare e siamo nel tipico paesaggio quasi lunare del posto. La salita "tira" ed è saggio alternare tratti di corsa lenta ad altri di camminata veloce. Poco dopo il 22° chilometro passiamo il Valico di Capo la Sella a 1600 metri d'altezza dopo poco più di 2 ore e 10.
Il passo medio si abbassa e dai 5'40"/Km scende fino ai 5'20"/Km degli ultimi 18 chilometri. Anche nel salitone che precede il ristoro del 40° chilometro e che rappresenta l'ultima asperità di giornata, riesco a tenere un ottimo ritmo.
Passo alla maratona intorno alle 3 ore e 58 e sono già in piena volata finale. Ormai si intravede laggiù il paesino di Santo Stefano, mentre la strada fa una traiettoria assurda che dà la sensazione di allontanarci dall'arrivo. Manca ormai sempre meno: i quadricipiti sollecitati dalla discesa bruciano, gli addominali pizzicano ma ora conta solo arrivare. Mentre il Garmin già segna 50 ancora dobbiamo entrare in paese, sento dietro a me che sta arrivando un altro runner, e questo mi dà il gas per fare un abbozzo di volata che basta per non essere superato sul fil di lana. Finalmente arrivo!! Il cronometro segna 4 ore 39 minuti e 59 secondi!! In classifica generale mi sono piazzato 55° su 448 e 14° di categoria su 68. Un ottimo risultatoin una gara nella quale tutto è filato liscio e le sensazioni fisiche sono state eccezionali in linea con quelle emozionali che solo paesaggi come quelli attraversati possono regalare.
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