mercoledì 1 novembre 2017

#Gara 4 - Maratona di Torino


La vigilia non si era dipanata con le migliori premesse: la settimana scorsa i livelli di polveri sottili a Torino hanno raggiunto massimi storici a causa dello smog e soprattutto degli incendi che stanno martoriando le valli intorno al capoluogo. A livello personale, poi, proprio il giorno prima della partenza era saltato il ponte torinese con famiglia per un malanno improvviso di mia figlia: sono quindi partito sabato in direzione maratona con il morale sotto i tacchi.

Alla partenza domenica mattina in Piazza Castello ci presentiamo in poco più di 1500, numeri ancora lontani dai fasti di un tempo, nonostante il cambio di data rispetto allo scorso anno (quando si corse sciaguratamente la prima domenica di ottobre). Il via è alle 9.30, ritardato rispetto alla media delle altre maratone alle quali ho partecipato. Il clima è però ideale per correre la Regina: temperatura fresca e cielo coperto.



Allo sparo, dopo qualche problema nel far partire il Garmin, provo subito a prendere un ritmo che mi consenta agevolmente di spezzare il fiato. Riesco ad assestarmi ad un passo intorno ai 4'35" al chilometro che tengo senza problemi. Mi godo il passaggio allo splendido Parco Valentino e soprattutto l'accoglienza all'ingresso di Nichelino dove troviamo gli spettatori più caldi dell'intero percorso (e un mio personalissimo tifoso: grazie Claudio. un cartello di incitamento solo per me non ce lo avevo mai avuto:).

Qui siamo al chilometro 12, dove si inseriscono in gara i partecipanti alla 30 chilometri. Sto attento a non saltare un ristoro, anche per seguire almeno un consiglio del Comune: sì rimanere idratati, ma andare piano proprio no! Dopo il pittoresco passaggio alla tenuta di caccia di Stupinigi, dove incrociamo la leader della corsa femminile che usciva dall'ovale mentre entravamo, arriviamo al cancello della mezza maratona che passo in 1h36'28" (passo 4'35"/Km). Rispetto alla maratona di Roma (mio personal best) ho un vantaggio di 3 minuti e mezzo(1h39'58"). E' il momento della prima barretta, che mi asciuga un po' la bocca, ma mi dà la giusta energia. Infatti sento ancora di averne.


Siamo in direzione Orbassano, verso la periferia sud-ovest della città. Qui è arrivato il momento dei lunghi vialoni di Mirafiori che ci portano a costeggiare i grigi stabilimenti della ex Fiat. Al taglio del 30° chilometro il cronometro segna 2h17'34": i minuti di vantaggio rispetto a Roma superano i 5 (2h22'40") e il primo personal best è in cascina.

Inizia qui la fase decisiva e quella con più incognite per me. Infatti sia a Roma che a Rimini ho cominciato a rallentare in maniera decisa (a Rimini in realtà ebbi un vero e proprio crollo), segno evidente che non sono stato in grado di dosare le energie in maniera uniforme. Qui invece vedo con mia grande sorpresa che riesco non solo a tenere in maniera agevole il ritmo ma che comincio a superare diversi atleti (tra cui due con i quali ho fatto gara parallela praticamente dall'inizio) e non vengo superato da nessuno.






Passano così veloce i chilometri e il famoso muro stavolta non si presente: 37, 38, 39..il Garmin segna circa 400 metri in più e provo a tenermi occupato per capire quale potrebbe essere il mio tempo finale, se cioè riuscissi per caso a stare sotto il muro delle 3 ore e 15. Nel frattempo sgranocchio l'ultima delle tre barrette energetiche e intravedo piazza San Carlo. Siamo arrivati: c'è anche un discreto numero di spettatori lungo via Roma che ci incita nello sforzo finale. Vedo l'arco, provo l'ultima accelerata ma il cronometro che si avvicina sempre più ormai è mio amico.: 3 ore 14 minuti e 46 secondi (saranno 3h14'35" come real time), ovvero record presonale frantumato (9 minuti in meno) e abbattuto il muro delle 3 ore e 15!! Dal punto di vista della classifica arrivo 156° su 1364 arrivati, recuperando quasi 40 posizioni negli ultimi 12 Km. Nella mia categoria sono 45° su 257.



Indosso la medaglia, spilucco qualcosa nel ristoro finale (non eccezionale a dire il vero) e ritrovo i miei due tifosi Davide e Irene. Foto di rito e mi incammino zombie-style (as usual) verso casa, pienamente soddisfatto del risultato ottenuto.

Nonostante le premesse, quindi, la trasferta piemontese è andata benone sul piano agonistico. Torno a casa con la medaglia al collo e una maggiore consapevolezza come maratoneta unita alla soddisfazione di aver gestito nel migliore dei modi la lunga fase di allenamento.



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