martedì 16 aprile 2019

#Gara 8 - 24 Ore di Torino


Il senso di provare ad alzare sempre un po' di più l'asticella è anche quello di spingersi in terreni inesplorati e vedere come il corpo e lo spirito reagiscono a queste sfide. Così è stata la mia prima esperienza ad una gara di endurance davvero estrema, perchè correre per 24 ore filate è qualcosa di estremo.

Ed è stato proprio questo approccio "pionieristico" associato ad una evidente mancanza di esperienza che mi ha portato ad un risultato sotto le aspettative, anche se aspettarsi qualcosa da una situazione nuova è sempre abbastanza velleitario. Chiudo con 131,69 Km. corsi in 21 ore, e una marea di sensazioni contrastanti che proverò ad inquadrare qui di seguito in maniera precisa.

Arrivo sul campo di gara circa un'ora prima della partenza, accompagnato da un cielo grigio ed una pioggerellina leggera che rendeva il tutto molto autunnale. Prendo il pettorale e due sedie sotto i gazebo messi a disposizione dell'organizzazione per i cambi, e provo ad ascoltare i discorsi degli altri runner per provare a carpire qualche informazione utile.

Ore 10:00 - Partenza. La pioggia ha smesso di scendere (e per fortuna non pioverà più per tutta la durata della manifestazione, alla faccia delle previsioni catastrofiche dei giorni precedenti) e viene dato il via. Come in tutte le gare di endurance la partenza è molto tranquilla e c'è tempo per chiaccherare, ridere e scherzare. Le forze ci sono ancora tutte, e il ritmo estremamente lento (ho corso i primi 20 chilometri intorno ai 5'15"/Km di media) rende la corsetta molto piacevole.

Ore 12:00 - 2° ora di gara. A mezzogiorno ho percorso esattamente una mezza maratona (21,27 Km) le gambe girano decisamente bene, e il ritmo è così lento che non ho sudato per nulla (maglietta termica a maniche corte sotto la canotta societaria completamente asciutta. Intorno alla mezza mi fermo per mangiare un piatto di pasta al pomodoro con un cracker e qualche fetta di salamino e riprendo tranquillo la corsa.

Ore 15:00 - 5° ora di gara. Passo alla distanza della maratona poco dopo la 4° ora, il ritmo è ancora buono così come le gambe che vanno via abbastanza bene. Riesco ancora a correre a ritmi decenti e passo per il tè delle tre di poco sotto ai 50 chilometri (49,64 Km.). Breve merenda e poi riprendo mentre il percorso si riempie di famiglie e bambini che passeggiano e qualche raggio di sole riesce anche a fare capolino tra le nuvole.

Ore 17:00 - 7° ora di gara. Passo con 67,87 Km. il che vuol dire che ho superato la distanza più lunga corsa in un circuito (alla 6 ore di Pescara nel settembre 2016). La fatica comincia a fare capolino ma riesco ancora a correre in maniera piuttosto buona. Ho un fastidio al piede sinistro, mi fermo al gazebo e scopro che dipende da una vescica all'alluce. Provo a rimediare con un cerotto posto sulla parte, riprendo a correre ed in effetti man mano che il tempo passa va decisamente meglio.

Ore 21:00 11° ora di gara. Guardando la classifica parziale vedo che comincio a scendere e mi accorgo che la mia inesperienza ha avuto il sopravvento: sono partito troppo veloce e questo potrebbe incidere (come sarà) sulla seconda parte di gara. Ho percorso 93,20 Km. e vedo che posso tagliare il traguardo dei 100 sotto il tempo fatto registrare al Passatore. Nel frattempo mi fermo a mangiare un altro piatto di pasta con dolcetti vari.

Il tempo registrato ai 100 Km dal Garmin


Ore 01:00 15° ora di gara. Dopo i 100 Km. ho un crollo dal punto di vista del passo. Le gambe sono diventate durissime e ho difficoltà anche solo a corricchiare. Decido così di proseguire al passo sempre più spesso. E qui mi accorgo di un'altra grande differenza che ho con chi è abituato a questo tipo di gare. Quando cammino praticamente tutti gli altri "camminatori" riescono a tenere un passo di molto superiore al mio. Questo alla fine sarà decisivo dal punto di vista chilometrico. Nel frattmepo la notte ha portato con sè un vento freddo che col ritmo da camminata che tengo si sente sempre di più. Mi copro con maglia termica pesante e pile, cappello di pile e scaldacollo supercaldo oltre che guanti protettivi, ma non riesco a scaldarmi completamente.

Ore 03:00 - 17° ora di gara. Sono stremato, mentre cammino gli occhi mi si chiudono e provo l'inedita sensazione di addormentarmi mentre sono in piedi. In realtà mi è successo un'altra volta, a Sidney dove il pomeriggio dell'arrivo abbiamo passeggiato con sul groppone il peso del fuso orario.
Provo a cercare una zona notte annunciata ma che non c'è, così come non sembra esserci un servizio massaggi. Mi accuccio per qualche minuto su una panca dello spogliatoio accompagnato dal russare incessante di un altro atleta che è riuscito a prendere possesso di un lettino per i massaggi.

Ore 05:00 - 19° ora di gara. Dopo un'oretta riesco fuori e provo a camminare per qualche altro giro. L'obiettivo che mi sono dato è quello di chiudere una distanza corrispondente a tre maratone (circa 127 chilometri) e fermarmi alle 6, quando presumibilmente avrei trovato un tram per il ritorno. In realtà con le prime luci dell'alba mi riprendo leggermente e anche il passo di cammino (ormai di correre non se ne parla proprio) acquista una sua dignità. Riesco quindi a procedere ancora per qualche giro in più di quelli previsti.

Ore 07:00 - 21° ora di gara. Ci siamo scatta la 21° ora e dico stop. Saluto un'atleta che mi ha accompagnato negli ultimi giri e ritorno nello spogliatoio per cambiarmi. Alla fine chiudo 22° totale su 56 partecipanti.



Dicevo all'inizio delle sensazioni contrastanti che mi porto a casa da questa esperienza. Da un lato il risultato non è quello atteso, nonostante abbia migliorato di molto il mio personale di distanza maggiore mai percorsa. Ho capito infatti che in queste gare conta moltissimo la capacità di sapersi gestire per non rimanere senza benzina proprio alla fine. Dall'altro però sono contento perchè ho capito tante cose importanti sul tipo di approccio che bisogna tenere e su come gestirsi durante la gara, in particolare nella prima metà. Inoltre sono molto soddisfatto dell'allenamento che ho svolto e che mi permette, a distanza di neanche 48 ore dalla fine della gara, di camminare normalmente (oggi uscita pomeridiana per una corsa rigenerante).

Ora ho ben chiaro cosa farò: la Nove Colli ancora non me la posso permettere, l'approccio ad una gara di quel tipo deve essere molto ben studiato e ragionato per evitare il crollo totale. Quindi dirigo le mie attenzioni verso il Passatore di fine maggio. Per me si tratterà della seconda partecipazione consecutiva e soprattutto di una splendida esperienza da vivere insieme a tutti i miei compagni di squadra. Perchè per me la corsa resta ancora prima di tutto un divertimento.



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